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Scaricherete anche voi l’app Immuni? Cerchiamo di capire esattamente a cosa serve Immuni, come funziona e come potrà aiutarci in questo assurdo periodo della nostra vita contrassegnato dal Covid-19.

Chi ha sviluppato l’app Immuni?

Quest’app mobile è stata voluta fortemente dal Governo Italiano e dal Ministero della Sanità per contrastare in modo netto e definitivo l’azione infettiva del Coronavirus.

Ma partiamo dall’inizio: chi ha realizzato l’app Immuni? L’app Immuni è stata sviluppata dall’italiana Bending Spoons, stiamo parlando di un’app nativa, concepita sia in versione Android che iOS. 

Sarà scaricabile da chiunque con download gratuito nei relativi store Google e Apple verso fine Maggio.

A cosa serve concretamente l’app Immuni?

  • contribuire tempestivamente all’azione di contrasto del Coronavirus
  • isolare nuovi possibili focolai
  • proteggere non solo chi l’ha scaricata ma l’intera popolazione

Immuni

Come funziona l’app Immuni

È possibile scaricare gratuitamente dagli appositi store l’applicazione e a questo punto l’utente è libero di aggiornare il contenuto sul suo stato di salute e durante gli spostamenti: ecco che un server centrale ne traccerà tutte le traiettorie fino a quando il soggetto non caricherà all’interno dell’app la documentazione inerente ad una sua possibile positività al virus.

L’app semplicemente avrà funzione preventiva e di mera sorveglianza. Ma come funziona il meccanismo di tracking e soprattutto di prevenzione? Dobbiamo sapere che:

  • gli smartphone sono in grado di conservare in memoria i dati di altri dispositivi con cui sono entrati in contatto (in forma di codici anonimi crittografati). Dovete sapere che, associati a questi codici, ci sono dei metadati (durata dell’incontro tra i dispositivi, forza del segnale percepito, ecc) che entrano in gioco nella valutazione del “rischio contagio”. Questo genere di valutazione viene effettuata in locale su ogni singolo device.
  • Quando uno dei soggetti che utilizza l’applicazione risulta positivo al virus riceve dagli operatori sanitari un codice di autorizzazione con il quale quest’ultimo può scaricare su un server ministeriale il proprio codice anonimo (questo avviene nel modello decentralizzato che sarà la versione definitiva di Immuni. Nella versione precedente dell’app, il paziente caricava la lista dei codici con cui entrava in contatto nei giorni precedenti).
  • I cellulari con l’app recepiscono dal server i codici dei contagiati (nella fase “Beta” dell’app gli smartphone ricevevano direttamente dal server la eventuale notifica di essere un “soggetto a rischio”).
  • Se l’app riconosce tra i codici nella propria memoria un codice di un contagiato, visualizza la notifica all’utente

Protezione o Violazione della nostra privacy?

Grande dilemma questo. Se da un lato l’app Immuni immancabilmente ci protegge, dall’altra parte per forza di cose ci comprime. La tecnologia di quest’applicazione non lascia nulla al caso: si è seguiti ovunque e se per caso si contrae il Covid-19 a quel punto il Ministero della Sanità che ne controlla e ne detiene i dati, lo sa in un istante.

La verità sta sempre nel mezzo. Ci vuole coscienza in un periodo complicato come questo che stiamo vivendo a nostro avviso, dove non ci sarà nessuna fase 2, 3 o “78” applicata al miglior protocollo o app possibile per sconfiggere un male che non sembra volersene andar via se non con l’avvento di un vaccino.

Se abbiamo scaricato app come Tinder, Instagram, Facebook e quant’altro allora perché non fare lo stesso con l’app Immuni? I nostri dati, purtroppo è inutile nasconderci, già li conoscono tutti, tutti (o quasi tutti) ne hanno fatto quello che ne hanno voluto in questi anni di digital trasformation… o comunque non ci è dato saperlo.