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Hai un progetto online editoriale e vuoi guadagnare monetizzando il traffico del tuo sito e l’autorevolezza del tuo brand? Le strade sono tante. Davvero molte, l’unico problema è che non è facile e agevole intraprenderle tutte o per lo meno quasi tutte con successo. Con questa guida vediamo nel dettaglio come ottimizzare a livello economico un progetto editoriale online. 

guadagnare vendendo spazi sito

Prendiamo come esempio un progetto web prettamente editoriale dove esiste una redazione e un reparto vendita, insomma la classica struttura di un giornale online, un blog, un sito di informazione ecc.

Come si monetizza il nostro traffico?

Abbiamo diverse possibilità di monetizzare il nostro traffico (sempre che di traffico vero si tratti e sempre che si tratti di un traffico abbondante e ben profilato).

Traffico sito web

Prima premessa: senza traffico un progetto editoriale non va da nessuna parte, sia chiaro. Il traffico di un sito web deve avere due proprietà inoltre per essere d’interesse “economico”:

  • profilato
  • abbondante (1000 visite uniche al giorno è già un buon inizio, non importa comunque se su un unico sito, va bene anche su un insieme di siti. Se non si arriva a questa massa critica, dovete sperare che ci sia una grossa profilazione in relazione al target di utenti, altrimenti monetizzare diventa difficile).

Torniamo a noi. Monetizzare un sito web che parla di notizie

Queste le modalità di monetizzazione di un sito web inteso come progetto editoriale online:

  • Vendere spazi pubblicitari del proprio sito, “all’antica”, come se si stesse venendo uno spazio di un giornale, pertanto non misurabile in maniera precisa e “diretta”.
  • Consociarsi ad una concessionaria che venderà spazi in CPC, CPM e CPA
  • utilizzare il programma pubblicitario di Google Display, ovverosia AdSense
  • Fare affiliazioni: Amazon, Zanox, ecc

Vediamo tutti i tipi di monetizzazione possibile nello specifico

Vendere spazi pubblicitari del proprio sito “all’antica”

Pare assurdo (soprattutto a noi addetti ai lavori), ma anche oggi nel 2019, esiste chi ancora fa così, e d’altronde ha probabilmente ben donde di farlo in certi settori e mercati. Vendere spazi pubblicitari “auto dandosi” un valore di mercato in relazione a dati che non si conoscono alla perfezione suggestiona l’inserzionista che viene spronato a spendere in certi casi cifre importanti.

(Questa guida è stata creata in realtà proprio per aiutare chi vende ancora spazi pubblicitari all’antica ad avere comunque maggiore consapevolezza del mezzo digitale)

Bisogna però qui fare attenzione ad una serie di questioni/inconvenienti che si possono verificare quando il venditore si approccia al Cliente inserzionista.

il venditore deve sempre conoscere il valore del proprio sito in termini di posizionamento organico su Google e deve avere una conoscenza in termini statistici non meno indifferente.

Valore di posizionamento kw del nostro sito

Sapere con quali kw il sito in questione viene intercettato è determinante. Ci possono aiutare tool come SEOZoom e SEMrush.

Vedete nell’esempio, se io ho una rivista specifica che parla di hoverboard è chiaro che un’azienda che produce hoverboard sarà interessata al mio sito, per lo meno ad avere visibilità sul mio sito.

Vedete, questi tool ci dicono esattamente in che posizione sono le nostre pagine in relazione a quel tipo di query.

vendere spazi pubblicitari

Valore di una pagina

Su Google Analytics basta digitare,

Comportamento — Contenuti del Sito — Tutte le Pagine, e vediamo come da immagine qui sotto quante persone visitano quella precisa pagina e quanto tempo stanno all’interno di essa.

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Può essere anche importante quante impression fa il vostro annuncio/vostra pagina su Google (è possibile vedere tutto questo tramite Console Search). Detto ciò sono valori decisamente più importanti gli accessi unici, la quantità di volte che la pagina viene vista e la frequenza di rimbalzo.

vendere spazi pubblicitari

La verità delle verità è che il venditore deve essere in possesso di questi dati, non tanto per farli presente all’inserzionista (a meno che non ve lo chiedano) proprio perché deve tenerne conto per poter avanzare pretese più alte in relazione alla vendita dello spazio pubblicitario.

Valori che devono comunque essere presi sempre in considerazione. Sia che si venda a costo fisso in rapporto allo spazio web, dunque all’antica, oppure con le altre tecniche che vedremo nel seguito della trattazione.

Rivolgersi ad un Concessionario e iniziare a vendere per CPM, CPC e CPA

Se non ci si vuole prendere la briga di gestire il reparto vendita di un editore online, ecco che possiamo far fare tutto in estrema comodità ad una concessionaria.

Le concessionarie non saranno mai d’accordo con le vostre tariffe a spazio fisso, vorranno avere dati e statistiche in modo da misurare al millimetro i vostri risultati e garantirvi nel bene e nel male un introito mensile.

Le concessionarie non possono starvi dietro dal punto di vista del concetto “tariffa fissa” perché a loro volta fanno da intermediario con inserzionisti che vogliono vedere vere performance, altrimenti staccano la spina e si rivolgono ad altri editori.

  • CPM: potrai vendere gli spazi del tuo sito a Costo per Mille Impression. Ogni settore qui ha un valore nominale tipico per una singola impression, di solito si prende comunque il valore tipico (almeno per quanto riguarda il mercato ITA) del 1€ 1,2€
  • CPC: potrai vendere gli spazi del tuo sito stabilendo un costo per clic (il valore per Clic di una parola chiave lo si può trovare facilmente con gli strumenti che ci mette a disposizione Google tramite il Keyword Planner Tool all’interno della Suite di Google AdWords.
  • CPA: viene stabilito un costo per acquisto di un prodotto che la concessionaria mette a disposizione sul vostro sito, stiamo parlando di un prodotto/servizio che a sua volta è di un Cliente della concessionaria

Utilizzare AdSense, il circuito pubblicitario di Google

AdSense è un circuito pubblicitario, gestito da Google. AdSense ha un enorme potenziale, anche se ha un solo grande difetto: non è un tool semplice da comprendere e da utilizzare.

Dovete considerare che AdSense rappresenta la pubblicità display che viene effettuata tramite AdWords (canale display). Sì avete capito bene, quando siamo all’interno di una campagna AdWords e impostiamo un campagna (non rete search, bensì “display”) ecco che stiamo andando ad invadere i siti internet che hanno accettato, in qualità di publisher, di lavorare con AdSense.

AdWords e AdSense

Un’altra caratteristica importante di AdSense è dettata dal valore di ogni singola KW lato CPC, valore questo che influenzerà in maniera significativa il nostro approccio di publisher su AdSense.

Ci sono settori dove si guadagna con AdSense proprio perché il valore del CPC di ogni singola kw è particolarmente alto: hosting, traslochi, mestieri locali, finanza, prestiti ecc.

Sono settori questi ultimi dove si scatenano aste sulla compravendita di ogni singola kw all’interno di AdWords che alzano il valore del CPC medio di ogni singola parola chiave, pertanto: quando un utente cliccherà su quell’annuncio specifico (lo stesso utente ci avrà trovati proprio con la parola chiave per la quale abbiamo impostato l’attivazione dell’annuncio pubblicitario) ecco che il publisher che ha accolto AdSense sul proprio sito guadagnerà una percentuale intorno al 30%.

Detto ciò il CPC (oggi chiamato CPE, cost per engagement) non è l’unica strategia di offerta possibile, anche qui è possibile fare tutto in CPM.

Affiliate Marketing

Capitolo molto lungo questo, abbiamo dedicato molte energie sulla vendita degli spazi pubblicitari

Vendere Spazi su Newsletter “all’antica” e Lead Generation di un progetto editoriale online

I dati, sì anche qui i “Big Data” incombono. Dovete sapere che un progetto editoriale online se ben strutturato è un collettore pazzesco di dati anche di grande, garandissimo valore. Immaginate quando in cambio di un ebook o di una guida specifica il giornale online che seguite vi chiede il vostro contatto? Ecco, avete capito!

Anche qui bisogna essere capaci di valutare attentamente alcuni parametri che ci possono offrire una panoramica su quanto possa valere realmente la nostra lista di contatti e dunque, per un Cliente, una DEM che utilizza la nostra lista di contatti per promuovere prodotti e servizi.

  • Valore del dato (valore del lead)
  • Tasso d’apertura newsletter/DEM

Vendita spazi ADV in Newsletter

Anche qui valgono le regole viste poc’anzi:

  • All’antica
  • tramite concessionaria
  • circuito AdSense
  • Affiliate Marketing con intermediari come Amazon, Zanox, ecc

 

vendere spazi pubblicitari

Controllare Tasso di Apertura

Un valore che devi sempre tenere in  considerazione quando valuti una newsletter o una DEM, è il tasso di apertura, dunque il CTR. Considera che se la tua lista mail ha un Click Trough Rate dal 10% in su sei sulla strada giusta.

vendere spazi pubblicitari

Valore del Lead e Segmentazione Liste

Altra cosa da tenere in considerazione se vogliamo monetizzare al meglio la nostra lista contatti è quella di segmentare liste, rimandiamo ad una guida che abbiamo creato all’interno del blog di Effettoundici.  Sul blog di Effettoundici abbiamo trattato ampiamente anche il discorso relativo al valore di un lead:

  • un lead che proviene dal canale SEO ha margini di redemption molto più alti e quindi è “più fertile” anche in ottica di comunicazioni via mail come newsletter e DEM
  • un lead che viene da un canale come la SEM, (AdWords rete search) avrà un valore minore anche se va sempre considerato che proviene da un canale in cui la consapevolezza dell’utente nel ricercare quel determinare prodotto/servizio è già in fase avanzata del funnel
  • un lead che viene da campagne di social media marketing (Facebook ADS) vale un po’ meno giusto perché è il frutto comunque di una domanda latente (quella espressa all’interno dei social network oggi dove le persone si vedono per “impression colpite” da vagonate di ADV

Approfondimento sul valore di un lead

Cedere dati a Terzi

E’ un’ottima possibilità di monetizzare una lista contatti, il punto qui è che bisogna avere le manleve per farlo ex GDPR e soprattutto bisogna comunque possedere liste di contatti con migliaia di dati.

Per operare in tranquillità tramite la cessione dei dati ci vogliono delle importanti manleve ex GDPR  679/2016, tre i passaggi che danno certezza della possibilità di vendere a terzi il dato acquisito:

  • Double Optin: l’utente prima di essere inserito all’interno della vostra lista dovrà approvare anche la mail di conferma che gli arriva in automatico tramite l’account con il quale ha fatto la registrazione
  • Permettere all’utente di flaggare tutte le modalità con cui sarà gestito questo dato
  • Privacy Policy adeguata a tal punto che è chiaramente espressa la vendita del dato

Questi dati oltre che essere profilati devono possedere tutto “il necessario” per essere commercialmente interessanti, in sostanza il numero di telefono ad esempio dei vostri utenti è pressoché imprescindibile oggi se si vuole vendere una lista di contatti e monetizzare.

Nessuno mai comprerebbe liste incomplete di dati e poco profilate e soprattutto poco abbondanti